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Redazione
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Watermark
Not recorded
Notes
Legatura moderna. Titolo dal frontespizio a c. 1. Sopra l'incipit musicale presente la seguente intitolazione: «L'Orfeo / Cantata à Voce Sola con V.V. Del Sig.r Scarlatti. Il copista è probabilmente di ambiente romano
Uniform title
Scoring
Bibliographic repertories
Bibliography
Analytical description
%G-2$xF@C '{8.E6E}{6.G3G6.B3B}{''6.E3E'6.B3B}{''6.E3E6.G3G}/
S, Chi m'invola la cara Euridice
%C-1@C =3/4'A8-''6C'A''8F6FF8F6FF/
S, Se mirando occhi perversi
%C-1$xFC@C =6/2-8-''8.F6xE/4FCF8ED/
S, Sordo il tronco e grave il sasso
%C-1@3/4 =13/2-4-'A''C/2'F4F/FFG/
S, Se pietà dei miei martiri
%C-1$xF@C =8/4'B8-''ExD'B''xCxD/4E'B2-/
Poetical text transcription
Dall’oscura magion dell’arsa Dite
Dell’estinta Euridice
Seco portava Orfeo l’ombra adorata
Ma l’amante infelice
L’empia legge obliata
Che dal nume infernal gli fu prescritta
Prima d’uscir dall’infocata soglia
Alla bell’ombra afflitta
Incauto volse l’amoroso sguardo
Ed oh con quale tormento ahi con qual doglia
Sparir la vidde l’amoroso trace
Quindi pronto ai lamenti, al moto tardo
Perduta la speranza
Di riveder mai più lo spirto amato
Lungi n’andò dalla tartarea stanza
E poi che il crudo fato
Due volte gl’involò l’amato bene
Così a sfogar ei prese
Del suo dolente cor l’acerbe pene.
Chi m’invola la cara Euridice
Chi l’alma dal core
Chi il core dal sen?
Se mirarla già più non mi lice
D’eterno dolore
M’uccida il velen.
Ma di che mi querelo
Se delle mie sventure autor son io?
Ah, che l’ardente brama il mio desio
Mentre anelante affretto
Per riveder le tue sembianze amate
Con sorte sventurata
Mi diviser da te l’alma dal petto;
Oh più crudel di quante fur vicende
Dolce occasione ingrata
Se amar mi noce e la pietà m’offende
E mirando il mio bene in strane guise
Son più crudel dell’aspe che l’uccise.
Se mirando occhi perversi
Tor la vita voi sapete
Gl’empi sguardi in me conversi
Perché ancor non m’uccidete.
Meco voi pietosi tanto
Vedo ben ch’esser non lice
Che saria pietoso vanto
Dar la morte a un infelice.
Or poi che mi tradir gl'occhi tiranni
Voi labra mie canore
Col musico valore
Al dolce suon della concorde lira
Voi raddolcite i miei crudeli affanni.
Sordo il tronco e grave il sasso
Corse al suon de’ dolci carmi.
Fermò il passo
Belva riggida [sic] e feroce
L’onda lubrica e veloce
Giacque immota ad ascoltarmi.
Lasciò Cerbero i latrati
In sentir le voci ignote
De’ dannati
Cessò il pianto e ’l duolo eterno
Si placò tutto l’inferno
Al tenor delle mie note.
Ah voi m’abbandonate
Musici spirti e indarno
Chieggio da voi le meraviglie usate.
Il vanto del canto
Mi toglie il dolor
La pena raffrena
Gl’accenti potenti
E atroce la voce
Mi chiude nel cor.
Così dicendo il gran cantor dell’Ebro
Tornar volea di Pluto al cieco regno
Ma all’ardito disegno
Crudel soppose e ai musici lamenti
Sordo il nocchier delle perdute genti.
Filli tu che pietosa
Ascoltasti d’Orfeo
L’istoria lagrimosa
Che per un sguardo
D’ogni suo ben fu privo
Perché non hai pietà de’ danni miei
S’ancor io per mirarti il cor perdei?
Sì pietà de’ miei martiri
Habbi o cara un sol momento
Le mie voci il dolor mio
Gl’amorosi miei sospiri
Fan palese il mio desio
E desio morir contento.
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shelfmark SANT Hs 3931
Record by Giacomo Sciommeri